Recensione:
Dopo “I padroni della notte”, il cinema americano propone un nuovo poliziesco dalle tinte dark e sentimentali. Gli O'Connor, figli di un poliziotto di New York, subiscono il fascino della divisa lavorando spalla a spalla – l'uno (Gavin) regista, l'altro (Gregory) produttore – all'ennesimo blockbuster hollywoodiano.
“Pride and Glory – Il prezzo dell'onore” è il nome di una pellicola satura di cliché e con evidenti difetti di fabbricazione, in primis nella sceneggiatura, in secundis nella regia. Infatti, benché presenti un cast di nomi illustri – basti pensare a Edward Norton (Fight Club) e Jon Voight (Heat – La sfida) – il plot, improntato su un caso di corruzione nel dipartimento, non aggiunge nulla di nuovo alla cultura cinematografica moderna, proponendo un prodotto poco innovativo e originale.
L'espediente del dramma familiare non incide particolarmente nella valutazione finale, probabilmente perché preceduto da “I padroni della notte”, poliziesco affine ma senz'altro più riuscito.
I 130 minuti risultano necessari per districare una trama tutt'altro che digeribile, con inquadrature poco comprensibili e l'incipit iniziale tutt'altro che accattivante. Il tema della corruzione e della purezza della divisa trova spazio e animo all'interno di una famiglia dedita alla giustizia, ove il figlio più piccolo, Ray (Edward Norton) rappresenta l'eroe puro, disposto a distruggere l'onore del parentado a costo di non mentire. Come poco spesso accade, il legame fra mafia e la sezione narcotici viene svelato a seguito di diversi omicidi avvenuti all'interno dello stesso reparto, in una bellum omnium contra omnes, nel disperato tentativo di salvare le apparenze.
Pride & Glory, orgoglio e gloria. Forse, è più incomprensione e noia: la gloria non salva la vita, mentre l'orgoglio precede la caduta. E quella degli O'Connor è senz'altro di stile, con un prodotto al di sotto le aspettative per il budget investito e con un cast di stelle, causa la maldestra regia, incapace di brillare.