Trama:
Claudio � un operaio edile di trent�anni che lavora in uno dei tanti cantieri della periferia romana. E' sposato, ha due figli ed � in attesa del terzo. Il rapporto con sua moglie Elena � fatto di grande complicit�, vitalit�, sensualit�. All'improvviso, per�, questa esistenza felice viene sconvolta: Elena muore e Claudio non � preparato a vivere da solo. Rimuove il dolore e sposta il suo lutto nella direzione sbagliata: pensa solo a sfidare il destino e a dare ai figli e a se stesso quello che non hanno avuto finora: il benessere, i soldi, i capricci, le vacanze, in una parola le "cose". Per risarcire la sua famiglia, si caccia in un affare pi� grosso di lui e quando capisce che da solo non pu� farcela, si vede costretto a rivolgersi agli unici di cui si fida: la sorella troppo materna, il fratello timido e imbranato, il pusher vicino di casa.
Recensione:
Il film offre uno spaccato interessante ma estremamente riduttivo del proletariato romano.
E' ben interpretato e curato nella ricostruzione d'ambiente.
Per tema e ambientazione sembra un Loach italiano. Solo che Loach � bravo a scrivere sceneggiature, mentre, come dice Marshall, Luchetti e i suoi sceneggiatori (i soliti tanto per cambiare! perch� anche qui c�� la casta!) sono cosi� innamorati dei loro personaggi da dimenticarsi di costruir loro intorno una storia e soprattutto, sembra vogliano edulcorare alcune drammatiche situazioni (soprattutto l'insostenibile e incredibile finale).
Credo si debba portare rispetto a chi il coraggio di affrontare certe situazioni l'ha a suo tempo avuto, e lo ha portato sul grande schermo senza ammiccare, senza cercare di compiacere il pubblico.
Mi riferisco al fatto che a proposito di questo film si sono citati Pasolini, il Neorealismo, Germi, Volont�.....Siamo lontani anni luce dal coraggio narrativo che caratterizzava il neorealismo italiano, quello che ti portava sullo schermo la verit�, senza tante facilonerie e superficialit� narrative.
In questo film, a mio avviso modesto seppur non brutto e seppur ben interpretato c�� solo qualche esile traccia di quello che avrebbe affrontato un regista �neorealista�.
Quel che disturba comunque non � tanto la superficiale trattazione del soggetto ma � la solita sterile ricerca di autorialit�, il voler commuovere e colpire a tutti i costi.
Un critico italo francese ha detto che infastidisce il ripetitivo messaggio del "soffri-piangi-in silenzio-poi urla. Nessuno ti capisce. Canta Vasco-che cos� piaci a tutti�
In questo film ci� che avvince, turba ed emoziona tanti spettatori (e molta critica) risulta insomma un po' superficiale e stereotipato, ma soprattutto non autenticamente sentito a livello autoriale, ma solo a livello interpretativo..
L'essere autore, graffiare l'anima pu� solo essere un dono, inutile cercare emozioni a tutti i costi (...cantare Vasco davanti a una bara... )
Dignitoso, direi anche bravo questo Elio Germano... ma esaltarne in modo entusiastico la recitazione mostra ignoranza o disinteresse verso i mostri sacri del nostro cinema. Mi riferisco alla critica ovviamente, quella che dovrebbe possedere competenza e memoria storica del cinema: non esiste memoria, cultura, consapevolezza in gran parte del pubblico ma questo � comprensibile se non sei un appassionato di cinema o sei un giovane spettatore, ma il fatto � che non esiste nemmeno (e questo � deprimente) in molti dei nostri critici, che parlano davvero a vanvera e risultano, con le loro contorte e barocche critiche cinematografiche, molto imbarazzanti sul panorama internazionale.
L'italiano medio esce dalla sala cinematografica sollevato (il finale � creato infatti ad uso e consumo del pubblico in quanto davvero poco credibile) e convinto di aver avuto luce su un argomento davvero durissimo della nostra societ�, ma la realt� purtroppo � ben altra cosa..