Trama:
Due coppie piuttosto dissimili si incontrano per discutere dello scontro avvenuto tra i loro due figli.
La diversit� di vedute, e la scarsa volont� di confrontarsi davvero, creeranno una situazione difficile che finir� per replicare il conflitto avvenuto tra i ragazzi, e ampliare le differenze tra i quattro.
Recensione:
Era dai tempi di �Chi ha paura di Virginia Woolf?� che non si metteva in scena un conflitto tra borghesi piccoli piccoli cos� incisivo.
Polanski fissa il suo sguardo impietoso ben oltre la maschera di buone disposizioni e concilianti intenti, costruendo, con la complicit� di quattro attori in stato di grazia, una convincente rappresentazione dell�inferno personale di chi mai avrebbe pensato di esser costretto a mettere in discussione la propria idea di s�.
L�input � banale: una lite tra ragazzini che per� degenera in violenza. L�apparenza conciliante dei genitori � presto messa alla prova dalla vicinanza, che finisce per diventare confronto, nello spazio ristretto che i quattro condividono per tutta la durata dell�incontro.
Ciascuno ha le sue manie e le sue convinzioni sotterranee e niente di quel che si vede all�inizio risulter� vero, alla fine. La facciata cordiale presto si sfalda per fare posto a un girotondo di alleanze e guerriglie emotive, e l�ironia iniziale finisce per mutarsi in sarcasmo.
La tensione sale sotterranea, mai esplicita e fa capolino nella narrazione attraverso sbalzi subliminali, che spesso ammiccano pi� che raccontare apertamente ci� che davvero c�� da sapere.
Il tutto � reso con la regia pi� tesa e sbilenca che si possa immaginare, con l�occhio di chi, mentre guarda, non pu� fare a meno di sentirsi coinvolto dapprima, e disgustato poi.
Nascosta tra l�erba ben curata della riuscita sociale si annida una primitiva divinit� che invoca alla carneficina e Polanski, come pochi altri prima di lui, usando uno sguardo disincantato apre la via alle alleanze segrete con lo spettatore. Nessuno dei personaggi raffigurati � interamente buono o cattivo, ma insieme tutti incarnano la parte di noi che vuole vedere il sangue.
Raccontata con stile e perfetta sincronia, questa ennesima messa in scena della realt� che si nasconde nell�animo umano ha radici lontane e nello stesso tempo attuali. Il racconto si snoda con rabbia e con un umorismo tagliente, mentre la staticit� della rappresentazione mette ben in chiaro il fatto che, in secoli di rappresentazioni teatrali dei conflitti umani, nulla � cambiato, se non il modo che abbiamo di spazzare sotto il tappeto delle convenzioni la nostra natura pi� nera.
La regia sobria e totalmente scevra di sottolineature, sostiene con garbo quel che alla fine � solo una rappresentazione teatrale, la cui forza reale sta nella capacit� degli attori di reggere la tensione della presenza costante in scena.
I quattro protagonisti brillano a turno sotto i riflettori dello smantellamento progressivo del s�, con una menzione speciale per la coppia Winslet/Waltz che si sfalda per prima, con il gusto dissacratorio di chi sa per certo che, dopo un simile confronto, gli ingenui interlocutori pacifisti e irritantemente buonisti non vedranno pi� le cose alla stessa maniera.
Mentre lo spettatore, che avr� accettato ancora una volta di essere accompagnato nella platea dell�ennesimo teatro a vedere la solita storia di cattiveria umana, scoprir� con un certo grado di divertimento che, talvolta, la consapevolezza di essere in presenza di uno stereotipo, non vuol dire necessariamente sapere davvero come questo si confermer�.