Vanishing on 7th street

Vanishing on 7th street
Titolo originale: Vanishing on 7th street
Produzione:
Durata: 1h 25
Genere: Horror
Regia: Brad Anderson
Uscita: 2010-11-27
Attori principali: Hayden Christensen, Thandie Newton, John Leguizamo, Jacob Latimore, Jordan Trovillion, Taylor Groothuis
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- Voto: 7.0/10 (1 voto)

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Trama:
Luke si sveglia dopo una notte di baldoria e scopre di essere solo nell'intero palazzo. Uscito in
strada si accorge che anche fuori le persone sono di colpo sparite, lasciando per� i loro abiti e gli
oggetti per terra. Presto scoprir� che il buio che si sta avvicinando sempre di pi� � direttamente
collegato alla sparizione della cittadinanza.
Recensione:
Diciamolo subito: questo film non � neanche lontanamente paragonabile a L'Uomo senza sonno, meno che mai a Session9, ma potrebbe certo esser stato girato da chi gi� dava segni di cedimento verso l'ovvio con Transsiberian. Per� nulla di quel che potreste aver pensato vedendo quest'ultimo potr� mai prepararvi alla visione di questo Vanishing on 7th street. Nulla. In rete un certo numero di fan appassionati farnetica di simbolismi e significati profondi, ma non � certo un film di Lynch quello di cui stiamo parlando. Vanishing on 7th street � un brutto telefilm della serie Ai confini della realt�, di quelli riusciti male e girati con due lire, ma pretenziosi da far venire rabbia gi� ai titoli di testa. Pretenzioso come un film di Richard Kelly, ma senza nemmeno essere ridicolo come il triste remake di The Box. Luke, un sonnolento e poco espressivo Hayden Christensen, si sveglia in un appartamento vuoto. Intorno qualche candela accesa e nessuna traccia della sua ragazza. Esce e si trova costretto a fare le scale, dal momento che la corrente sembra esser mancata. Manca anche il portiere e tutti gli altri inquilini del palazzo. Uscito in strada scopre un bel po'di vestiti per terra, auto abbandonate e oggetti sparsi. Ma niente gente. Proprio nulla. E questo, persino a una salma priva di cervello come pare essere il nostro protagonista, dovrebbe stimolare qualche domanda, o anche un minimo di perplessit�. Ma lui, con stampata in faccia la sua migliore espressione corrucciata, la quale somiglia pericolosamente a un broncio, si aggira per la citt� deserta cercando gente, con l'indolenza tipica di chi continua a chiedersi se sta sognando o davvero tutti sono spariti giusto per fargli uno scherzo. Appena fa buio, dopo circa un quarto d'ora che � sorto il sole, si trova miracolosamente in un bar di cui ha visto le luci dalla strada buia. Appena in tempo per sfuggire a un brutto effettaccio in computer grafica che lentamente oscura i muri e si mangia la gente. Solo le persone, niente vestiti firmati, n� telefonini all'ultima moda. Perch� gli oggetti non ci definiscono come persone, anche se ci fanno sembrare fighissimi e molto trendy. Sorvoleremo sul delirio religioso su cui lo intrattiene la poveretta che incontra l� dentro, una incavolata Thandie Newton, cos� rabbiosa da far desiderare che il buio se la mangi per prima, proprio mentre ci rende edotti sulla sua conversione dopo una vita dissoluta. Cosa che, inutile dire, allo spettatore a quel punto non potrebbe importare di meno. E anche sulle scemate a proposito di luoghi deserti, che prima erano abitati e poi si sono svuotati di colpo, su cui un triste operatore di multisala, ispanico e acculturato dai giornaletti per fanatici degli UFO, discetta dopo aver candidamente ammesso di aver appena avuto una botta in testa. Il tutto procede cos� tristemente tra un delirio religioso e un racconto fantastico sui luoghi visitati dagli alieni, mentre lo spettatore si chiede con una certa impazienza dove essi vogliano andare a parare. E proprio quando stiamo per addormentarci, complice tutto quel buio e le ninna nanne religiose, un'idea fa capolino all'interno della sceneggiatura, ma si tratta di una tale stupidaggine che ci si copre di ridicolo anche solo a ripeterla. Una scemata simile fa sembrare quel delirio di E Venne un giorno una sceneggiatura scritta da Bergman. E sulla tensione della scoperta di questo sottile ma inequivocabile messaggio tessuto abilmente nella trama del suo ultimo film da un regista ormai agli sgoccioli, lasceremo lo spettatore a domandarsi se sia il caso o meno di avventurarsi per visionare l'opera del declino di un onesto regista, o mantenere inalterato il ricordo delle sue cose migliori fingendo che questo telefilm sia stato girato da un omonimo.
Voto: 4,0
Anna Maria Pelella

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