Trama:
Alex e Niki, dopo tutte le difficoltà incontrate, stanno finalmente assieme e la loro storia va a gonfie vele. A tal punto che Alex si convince che Niki sia la sua dolce metà nonostante la differenza di età, chiedendole così di sposarlo. Dopo una prima reazione entusiasta, la ragazza però tentenna e viene assalita dai dubbi, che la porteranno ad allontanarsi da Alex finché..
Recensione:
Ennesimo episodio targato Federico Moccia, probabilmente il preludio della fine di un sequel che ha emozionato e attratto la generazione imberbe di questo nuovo millennio, ottenendo ottimi incassi al botteghino che ha permesso allo scrittore nostrano, nonostante la poca sostanza delle trasposizioni cinematografiche dei suoi libri, di far parlare di sé almeno una volta l'anno.
Squadra che vince non si cambia e così, dopo il felice "Scusa ma ti chiamo amore", l'apprezzato Raoul Bova viene richiamato nel ruolo di Alex, quarantenne prestante invaghitosi di una liceale, Niki (Michela Quattrociocche). Moccia confeziona, ancora una volta, un prodotto dolciastro già inflazionato nel mercato cinematografico: la classica commedia romantica dei due che saranno promessi sposi, nonostante mille perplessità - da parte di lei, ragazzina immatura non ancora pronta per il matrimonio - diverse difficoltà - il lavoro di lui, direttore di marketing della Telecom (pubblicità poco occulta, ndr) - e altri ostacoli - gli amici di lui, uomini di mezza età con un matrimonio in rottura alle spalle.
Se il plot scade nella banalità con dialoghi retorici e noiosi, le prestazioni degli attori lasciano molto a desiderare: trascurando la nota intonata di Raoul Bova, Michela Quattrociocche si dimostra non all'altezza del compito da protagonista, evidenziando un'inespressività imbarazzante, specie se paragonata all'attore italiano.
La sceneggiatura fa quel che può, di fronte a una pellicola lacunosa, scadente e per nulla originale.
Del resto, basti pensare alla nomea di Moccia e al titolo "Scusa ma ti voglio sposare": parzialmente ripreso, ci si dovrebbe aspettare un film che ricalca e conferma tristemente la tradizione (mediocre) della scuola made in Italy.