Trama:
Dom Cobb � un abile ladro di sogni. Si introduce nella mente delle persone quando dormono e dormendo egli stesso, e l� sottrae loro le idee. Un giorno gli viene commissionato un nuovo lavoro: dovr� introdursi nella mente di un imprenditore e l� impiantare un'idea, la quale dar� una svolta alle attivit� della sua azienda.
Recensione:
Metafora della mancanza di idee di chi ne richiede un'urgente trasfusione tramite le sue stesse creature, questo Inception si presta a molteplici letture. In primo luogo per� occorre sgombrare il campo dai deliri di giornalisti d'oltreoceano che, a corto di aggettivi, si sono rifugiati nella semplice enumerazione di filosofi e psicoanalisti tirati in ballo un po' a caso.
Inception non � un film filosofico, n� un'intricata metafora del potere del subconscio, come scrive chi di queste cose sa davvero poco, � piuttosto una rappresentazione furbetta e pretenziosa di certa fantascienza che induce chi guarda a chiedersi con sgomento se � proprio tutto qua, o se per caso non ci fosse sfuggito qualcosa. E come nella pi� classica delle reazioni di fronte al dubbio di un'incomprensione ecco sfoggiare significati profondi e metafore inesistenti, al solo fine di apparire all'altezza dell'intepretazione che una tale meraviglia tecnica di sicuro richiede.
Quindi sfrondato il campo dalle incompresioni reali e dissimulate la prima cosa che salta all'occhio dello spettatore abbagliato dalle lucine colorate e dai salti su pi� livelli, onirici certo, ma oltre che del protagonista a momenti anche dello spettatore, � che l'idea centrale attorno a cui ruota il film � una sola: mettere un'idea in testa a qualcuno invece che rubarne. Tutto qua. L'intero plot � il dipanarsi delle tecniche messe in atto da Cobb e dai suoi compari, per entrare nella testa di qualcuno, non a rubare, come finora pare avessero fatto, bens� a consegnare qualcosa. L'ultima frontiera delle televendite: impiantare direttamente nel cervello una qualsiasi idea, come si cerca disperatamente oggi di stimolare il desiderio di qualcosa nella mente di chi subisce ogni giorno il bombardamento delle pubblicit� e della politica.
A questo va aggiunto il personale punto di vista del regista che ci fa sapere che il sogno � un territorio ancora vergine, e che se vogliamo possiamo in ogni momento usarlo per entrare nelle teste delle persone e l� fare un pochino quel che ci pare. Certo la tecnica � complicata, talmente di difficile acquisizione che spiegarla � fuori luogo, e soprattutto che di fronte ai dettagli si corre il rischio di addormentarsi e dare cos� al regista la possibilit� di impiantare nel nostro cervello la sensazione di esserci divertiti.
In realt� � possibile anche divertirsi davvero, se solo decidiamo di mollare i filosofi, che possono risultare noiosi se tirati in ballo del tutto a sproposito, e salire sull'ottovolante di Nolan lasciando che Cobb ci porti a spasso con lui senza una reale meta, e pi� che altro per il gusto di vederlo fare cose che voi umani non potreste immaginarvi. I movimenti dei corpi in dimensioni oniriche sono certamente affascinanti pi� di quelli in un banale stato di veglia, dove tocca a tutti camminare per terra e morire se colpiti da un proiettile.
Riavvolgendo il nastro si vedranno sparsi qua e l� a momenti bellissime scene di voli e passeggiate sui soffitti e le pareti, come certo tutti sanno essere possibili solo nei sogni, o pi� banalmente nel livello precedente di coscienza cui il corpo si � adagiato in attesa di esser recuperato dopo lo svolgimento del compito affidatogli.
Il tutto avviene con la soave leggerezza che inducono certi sonniferi, e viene rappresentato con la pi� grossa competenza tecnica a disposizione al momento. Nolan ha una buona capacit� evocativa e lo spettatore lo segue con interesse, anche se a volte leggermente offuscato dal languore che precede un bel sonnellino. Il piacere di rivedere il Di Caprio di un recente Scorsese affetto da simili casini familiari e con la medesima espressione di allora, rende poi lo spettatore al sicuro come tra le pareti di casa. La poltrona del megacinema con lo schermo pi� grosso a disposizione far� il resto. Basta abbandonarsi al viaggio.
Gli specchi, usati con gran maestria da Nolan e infranti per il solo piacere del luccichio che sprigionano, sono il motivo estetico centrale dell'intero plot. Tutto quello che vediamo si svolge dietro un qualche specchio, la realt� � il primo, seguono a ruota il sogno, il delirio e la prostrazione dello spettatore che al terzo livello si � addormentato per solidariet� con Di Caprio. Il tutto � molto pirotecnico e accuratamente freddo, come si addice alla fantascienza post Matrix, ma personalmente non scomoderei il grande Kubrick per cos� poco.