Drifting Flowers

Trama:
Taiwan: Mei ha otto anni e sostituisce gli occhi di sua sorella Jing, cantante cieca che ogni sera si esibisce con Diego, una ragazza che veste come un uomo, di cui scopriremo la storia nell'ultimo frammento della narrazione. Intanto tra le due donne nasce un sentimento che cambier� per sempre la vita di Mei. In un altro momento Lily che � malata di Alzheimer, riceve la visita del suo vecchio amico Yen, che essendosi scoperto sieropositivo ha perso ogni interesse per la vita. Nell'ultima storia assistiamo alla scoperta dell'identit� sessuale della giovane Diego, che si fascia i seni, rifiuta l'immagine femminile che la madre le propone e si innamora di una cantante.

Recensione:
Le donne e l'identit� sessuale sono il fulcro di questo potente racconto corale e doloroso. La narrazione � circolare e interseca vari piani temporali. Si parte da Mei che all'et� di otto anni scopre la gelosia e l'amore omosessuale, e si finisce con Diego adolescente, che rifiuta reggiseni e quant'altro la possa rendere femminile nell'aspetto, per inseguire un modello di sessualit� che avverte come strano e lontano dalle sue possibilit�. Le due si incontrano e si innamorano, cambiando cos� la vita di Mei. Nel mezzo c'� la storia di Lily, che vediamo in due momenti della vita, il suo matrimonio e la vecchiaia, in cui reincontra Yen, un amico sieropositivo che si abbandona alla propria mortalit�. Zero Chow � una grande narratrice delle infinite derive del femminile. Il suo � un occhio impietoso e poetico che spesso coglie le donne nella confusione di un'identit� parziale, a volte velata di colpa. E se in Spider Lilies il racconto era impregnato di un'assoluta mancanza di speranza circa la reale possibilit� per le protagoniste di abbandonarsi alla propria scelta oggettuale, qui si insinua un barlume di accettazione e di volont� di essere se stesse, prima ancora che apparire come donne. Ma la speranza non � esattamente nelle corde della regista, e quindi essa diviene pi� un'insinuazione che un desiderio reale, e finisce cos� per stemperare la reale portata del vissuto delle protagoniste. Mei � la parte pi� ingenua del femminile, che si scopre gelosa e definisce i canoni del proprio essere attraverso la rabbia. Mentre Diego rappresenta l'emblema del senso assoluto di rifiuto per l'immagine di un femminile che � ruolo prima di tutto, e che soffoca con la sua definizione ogni afflato di diversit�. Intorno a loro � tutto un fiorire di cantanti bellissime, che agiscono una seduttivit� che � rappresentazione fine a se stessa e nasconde un senso altro, visibile solo a chi non si ferma alle apparenze. E poi c'� Lily che ama appassionatamente il suo amico gay Yen, il quale rappresenta in pieno la sconfitta di chi ha dovuto lottare per essere se stesso, e interpreta la malattia come tratto finale della devastazione di un corpo che ha amato in maniera non convenzionale. Il tutto � raccontato attraverso la mancata percezione dell'intima realt� di queste donne da parte degli altri. Altri che cercano una definizione, e se all'inizio la domanda poteva essere: "sei un ragazzo o una ragazza?" il quesito finale diventa: "ma insomma io chi sono?" Zero Chow non risponde a nessuna delle domande poste all'interno del racconto, ma ci mostra i segni che queste lasciano sulla pelle di donne che faticano a reagire, per condizionamento culturale o per semplice mancanza di autostima. Le donne che vediamo ritratte in questo poetico e doloroso viaggio in treno, metafora e segno di un cammino ineluttabile su cui nessuno ha controllo se non un oscuro demiurgo, sono persone continuamente in contatto con una diversit� che, seppure percepita dagli altri viene derisa e negata da essi, in nome di una normalit� che appare prima di tutto freddezza e appiattimento. Ma per vedere bene uesto dovremo arrivare alla fine del cammino, e poich� esso � lungo, doloroso e segnato da grossi ostacoli, apparir� tanto lento da insinuare un'immobilit�. Ed � solo ai volti bellissimi e dolenti delle sue perfette interpreti che Zero Chow affida il senso di movimento interiore e la speranza di cui questo si fa portatore, e allo spettatore non resta altro da fare che affidarsi al racconto e augurare loro un fine che se non lieto, possa essere almeno indolore.